DIRITTO NATURALE ED ETICA SOCIALE NEL
PENSIERO DI JOHANNES MESSNER (1891 - 1984)


DOTTRINA SOCIALE CATTOLICA E JOHANNES MESSNER

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(Padre Alex)


IV JOHANNES MESSNER E L'EVOLUZIONE DELLA
DOTTRINA SOCIALE DELLA CHIESA CATTOLICA

IV.1 Influsso diretto di Johannes Messner fino al 1938

Abbiamo già visto nel primo capitolo1 alcuni aspetti di un influsso diretto di Messner sull'annuncio della dottrina sociale cattolica in Austria prima del 1938. Secondo le sue proprie indicazioni Messner aveva passato 14 giorni insieme con Msgr. Waitz per la compilazione di una lettera pastorale sulla soluzione dei problemi sociali nel 19252. Il testo finale della lettera sociale non ancora mostrava un concetto di corporazione usato nel preciso senso di Messner. I lavoratori avrebbero preteso "di essere equiparati nei confronti di altre corporazioni di professione"3. Il grande gruppo dunque degli operai industriali è stato coperto con il concetto di corporazione (Stand).4 E tutti i non-operai sono stati chiamati "le altre professioni"5. "La corporazione degli operai industriali avrebbe dovuto essere integrata sin dall'inizio nella società, come allora sono stati integrate la corporazione degli artigiani e commercianti e la corporazione dei contadini (...) Risiede perciò anche nell'interesse dell'industria stessa e nell'interesse di tutta la società, ... che tra gli imprenditori e il mondo dei lavoratori vengano adempite le norme della giustizia, ancora più, che la loro cooperazione nel lavoro conduca in una vera comunità di lavoro per la realizzazione del vero solidarismo cristiano."6 Si poteva dunque leggere molto bene la "calligrafia" di Messner in riferimento al pensiero del diritto e alla coscienza necessaria "sull'essere collegati - da Dio voluto - di tutti nel lavoro comune nell'economia politica; in questo senso l'episcopato raccomanda particolarmente la cooperazione piena di comprensione tra i datori di lavoro e i prestatori d'opera in una vera comunità di lavoro."7

Poi nell'ottobre 1931, presso una conferenza d'addestramento cattolico-sociale, per Msgr. Waitz - ancora il primo teorico sociale dentro l'episcopato austriaco - non fu più il mercato del lavoro nel centro, ma l'ordine sociale stesso. Secondo il vescovo, partendo dalla corporazione di professione dovrebbe venire unità nella pluralità.8 Presso lo stesso seminario Johannes Messner fece una relazione sotto il titolo Eigentumsfrage nach Quadragesimo anno ("La questione di proprietà secondo QA"). Nella lettera pastorale quadragesimale del 1 febbraio 1932, i vescovi austriaci presero di nuovo posizione al rapporto tra datori di lavoro e prestatori d'opera e si espressero per "comunità vere ... tra i membri degli stessi circoli di professione e per la pace tra tutte le corporazioni di professione"9.

E nel tardo maggio 1935, la settimana sociale a Vienna quale conferenza internazionale ebbe - come abbiamo già visto10 - l'ordine corporativo come unico oggetto delle considerazioni. Così il Volksbund volle di nuovo mostrare che dal 1931 esso offriva la sua vecchia esperienza e il suo apparato organizzativo quasi pienamente al servizio delle direttive della QA. Al comitato preparativo sotto la guida del arcivescovo di Vienna, Theodor cardinale Innitzer, e dell'arcivescovo di Salisburgo, Msgr. Waitz, appartenne naturalmente anche Johannes Messner.11 La presidenza della conferenza detenne il redattore capo Friedrich Funder. Un telegramma apostolico del cardinale Pacelli per incarico del Santo Padre fu recepito con profondo rispetto. Infatti vennero partecipanti dal Belgio, dalla Cecoslovacchia, dalla Francia, dall'Italia (prof. Vermeersch SJ, Roma), dalla Jugoslavia, dal Liechtenstein, dai Paesi Bassi, dalla Pologna, dalla Svizzera, dalla Spagna e dall'Ungheria.

E nel 1938 Messner fu chiesto di elaborare una dichiarazione per i vescovi austriaci, in cui venisse condannato l'ingresso di Hitler in Austria. Però, i vescovi non si appropriarono il testo presentato. Messner stesso bruciava poi tutte le lettere e manoscritti rispettivi nella notte decisiva dal 11 al 12 marzo 1938.12 Risulta così chiaramente che i vescovi austriaci hanno sempre di più considerato la linea scientificamente fondata del realismo sociale di Messner per il loro "annuncio sociale", senza dubbio non soltanto per l'elaborazione della lettera pastorale dell'anno 1925, ma fino al 1938 e internamente anche durante l'occupazione dell'Austria. Sin dalla loro pubblicazione, l'opera sulla questione sociale Die soziale Frage (1934) e l'opera sistematica sull'ordine corporativo Die berufständische Ordnung (1936) furono certamente punti di partenza e fondazione quasi di ogni presa di posizione fondata da parte del vescovato austriaco, mentre su base della Chiesa universale più i teorici tedeschi sembrano essere stati decisivi, soprattutto concernenti la preparazione della QA, pensando particolarmente a O. v. Nell-Breuning13 e anche a G. Gundlach14.



IV.2 Punti restanti dell'ordine corporativo di Messner per la dottrina sociale

Siccome Messner ha elaborato in seguito all'enciclica QA una visione molto sviluppata e realistica sull'ordine corporativo nel suo libro BO 1936, che non è stato più ripubblicato dopo la seconda guerra mondiale, dobbiamo domandarci, che cosa sono le conoscenze ancora valide per la dottrina sociale cattolica di oggi.

IV.2.1 Il nucleo di principio

Il nucleo restante risiede sulla base dei princípi e non sulla base della organizzazione concreta - il principio ordinativo stesso (dell'ordine corporativo) in realtà non è stato lasciato neanche da parte del magistero ecclesiastico.15 Possiamo innanzitutto menzionare: il primato del bene comune sopra interessi delle parti del mercato di lavoro organizzati in modo di classi, l'ampio ambito della libera formazione sociale secondo utilità (Zweckmäßigkeiten), il sostegno dell'iniziativa privata prima di ogni dirigismo, la libera concorrenza nel quadro dell'ordine morale. E ci sono anche nuovi sviluppi istituzionali nati sulla base di una conoscenza di principio, per esempio uffici arbitrali e organizzazioni per la tutela del consumatore.16

Come cooperazione sociale ordinata, l'ordine corporativo segue dunque il principio del bene comune e il principio della sussidiarietà. "È il principio del pluralismo sociale secondo natura nella economia sociale."17 Un motivo principale perché l'ordine corporativo non viene più espressamente aspirato, neanche nel senso realistico di Messner (1936), sembra anche essere "la complicazione organizzativa del processo socio-economico in seguito alla divisione del lavoro estremamente aumentata"18. Invece di un sistema idealizzato oppure costruito di "corporazioni", oggi è necessario di "cercare associazioni, che senza direzione amministrativa trovano un accesso alla cooperazione in favore del bene comune, trascendendo i loro interessi di gruppo."19 Ciò, che nella prassi sembra di rimanere dall'ordine corporativo di Messner per la realizzazione, è in fondo un ordine extraaziendale a base delle parti sociali nel senso del principio della parità e del pensiero giuridico in questa stessa area20, mentre le corporazioni di diritto pubblico, cioè le corporazioni di professione nel senso proprio, semplicemente non si sono fatte strada. Anche la teoria del cosiddetto neocorporativismo nati negli anni '70 descrive il fenomeno della cooperazione tra le parti sociali come istituzione in società industriali democratiche in tal modo, che associazioni di professione organizzati a seconda di interessi dei datori di lavoro e dei prestatori d'opera si operano per gli interessi socio-economici dei loro membri, ma cooperebbero attraverso accordi (contratti collettivi) con la loro rispettiva "contro-organizzazione", la quale non appare più come nemico di classe. E la cooperazione delle associazioni con lo stato li conduce d'altra parte verso il bene comune.21

Il compito dell'ordine corporativo sopravvive anche nell'idea di solidarietà. "Parliamo sulla solidarietà della comunità di professione in responsabilità e interesse come principio etico ordinativo, riconoscibile dalle inclinazioni umane naturali e dallo storico sviluppo culturale in riguardo alla struttura di professione della società."22 Johannes Messner è partito sempre da una solidarietà dell'uomo a base di diversi livelli della società umana: l'uomo si trova in comunità più piccole e più grandi e ne ha le sue responsabilità particolari nei confronti delle stesse comunità. Così ci sarebbero obblighi di solidarietà verso la comunità dell'impresa, ma anche verso l'associazione di professione. Su questa solidarietà di più strati si fonda infine anche la cooperazione tra le parti sociali.23 Anche la QA ebbe negli occhi una solidarietà molteplice. L'attualità restante del pensiero corporativo di Messner su questa area si mostra anche nell'enciclica sociale Centesimus annus (1991), che potrebbe darsi anche il titolo "solidarietà invece di una lotta di classe"24.

"Per superare la mentalità individualista, oggi diffusa, si richiede un concreto impegno di solidarietà e di carità, il quale inizia all'interno della famiglia (...) Oltre alla famiglia, svolgono funzioni primarie ed attivano specifiche reti di solidarietà anche altre società intermedie. Queste, infatti, maturano come reali comunità di persone ed innervano il tessuto sociale, impedendo che scada nell'anonimato ed in un'impersonale massificazione, purtroppo frequente nella moderna società (...) L'individuo oggi è spesso soffocato tra i due poli dello Stato e del mercato."25 La Chiesa deve insistere "su un ordine sociale senza oppressione e fondato sullo spirito di collaborazione e di solidarietà"26. Questo non significa solidarietà come "un sentimento di vaga compassione o di superficiale intenerimento per i mali di tante persone, vicine o lontane. Al contrario, è la determinazione ferma e perseverante di impegnarsi per il bene comune"27, che non sarà possibile senza rispettive organizzazioni ("tessuto"). È in gioco dunque una cultura mondiale della solidarietà.28

IV.2.2 Professione e cultura

Così per Messner è anche già espresso il piensiero di cultura così importante e non meno attuale oggi. "Potrebbe essere reso possibile per il lavoratore moderno un creativo senso dell'esistenza nella sua vita professionale, se il lavoro professionale fosse di nuovo una parte essenziale di una soddisfazione morale di personalità e di una realizzazione umana di vita, tutt'altra cosa che oggi. È chiaro, che non si tratta qui solamente di una questione di destino del lavoratore moderno, ma altrettanto di una questione chiave della società e della cultura moderna."29 Come mezzo per la via verso l'adempimento creativo della vita nel lavoro professionale per Messner valeva la realizzazione dei diritti degli operai alla corresponsabilità e alla co-determinazione concernente lo svolgimento del lavoro su tutti i tre livelli della cooperazione socio-economica: nell'impresa, nella comunità di professione e nell'economia sociale. Il solidale gruppo di professione diventa la comunità con responsabilità propria, che si estende sulla formazione professionale, sulla qualità della prestazione, sull'onore della professione e sulla coltura di tradizioni.30

Partito da differenti punti di vista, Messner affermava il significato della creativa partecipazione attiva al processo di mantenimento e allargamento del partrimonio di beni di valore e della crescita dei valori culturali. Contemporaneamente si era mostrato chiaramente per Messner (1954), che un presupposto indispesabile del riacquisto di questa partecipazione "per tutti i gruppi della comunità culturale risiede in ciò, che la società di massa sia individualista sia collettivista venga trasformata in un ordine comune, in cui il principio di professione è di nuovo un principio di organizzazione sociale pienamente valido e in cui la comunità di professione possiede una misura piena di corresponsabilità economica e sociale."31 Riguardo all'ordine corporativo con i suoi princípi era finalmente la convinzione di Messner anche dopo la guerra: "Non è trovato nessun'altra via per partire dall'attuale crisi culturale che risale principalmente alla rovina dell'ordine comune."32



IV.2.3 Ancora nessuna "terza" via

Abbiamo già visto qualche volta che Johannes Messner con l'idea dell'ordine corporativo non voleva mai presentare una cosiddetta "terza via". Nel suo mensile per la cultura e la politica possiamo trovare un piccolo commento concernente una relazione del cancelliere Schuschnigg, in cui si vede la "calligrafia" di Messner: "È chiara, che la concorrenza illimitato non può essere principio ordinativo dell'economia, e la libertà illimitata non può essere principio ordinativo della società. Il cancelliere peró ha anche respinto di assumere una soluzione anti-liberale. Perché anti-liberale con tutte le conseguenze ha lo stesso significato come totalitario sull'area statale, come socialista sull'area economica. L'ordine corporativo dovrebbe - questo è il suo compito secolare - trascendere ambedue estremi, il liberalismo e il socialismo. Sull'area dell'economia è perciò ... l'obiettivo la sintesi giusta tra unità e libertà. Ciò non è altro che la concorrenza ordinata. La competizione di prestazione realizza la libertà nella vita economica, ma la libertà deve essere ordinata."33

Corrispondeva dunque sempre alla concezione di Messner ciò, che possiamo leggere anche nelle encicliche sociali papali più recenti: "La dottrina sociale della Chiesa non è una 'terza via' tra capitalismo liberista e collettivismo marxista, e neppure una possibile alternativa per altre soluzioni meno radicalmente contrapposte: essa costituisce una categoria a sé. Non è neppure un'ideologia, ma l'accurata formulazione dei risultati di un'attenta riflessione sulle complesse realtà dell'esistenza dell'uomo, nella società e nel contesto internazionale"34. La Chiesa non propone sistemi economici o politici. Però "ha la sua parola da dire di fronte a determinate situazioni umane, individuali e comunitarie, nazionali e internazionali, per le quali formula una vera dottrina, un corpus, che le permette di analizzare le realtà sociali, di pronunciarsi su di esse e di indicare orientamenti per la giusta soluzione dei problemi che ne derivano."35

Johannes Messner quale realista sociale ha collaborato di primo piano, che la dottrina sociale cattolica poteva offrire princípi ordinativi avveniristici per fondare (sempre) diversi tentativi di riforma, princípi i quali erano contenuti nell'idea d'ordine ossia nell'immagine d'ordine dell'ordine corporativo. "L'opposizione di circoli marxistici ossia comunisti contro la cooperazione delle parti sociali a causa di un indebolimento della classe operaia e la critica della stessa cooperazione da parte di correnti lavoristici anche dentro la dottrina sociale cattolica, mostrano che si tratta qui di uno sviluppo nel quadro della forma dell'economia capitalista, cioè come cooperazione tra capitale e lavoro, si tratta dunque neanche di una cosiddetta propria terza via. La dinamica secondo natura (diritto naturale) dell'ordine sociale umano invece opera nel senso dei princípi sociali e così qui nel senso del principio dell'ordine corporativo verso un accordo di interessi in favore del bene comune, in differenti forme e con successo imperfetto."36

IV.3 Influsso permanente di Messner attraverso il lavoro scientifico
dopo la guerra: il diritto naturale per la dottrina sociale
cattolica

Possiamo dire che l'influsso diretto e personale di Messner, che abbiamo visto chiaramente prima del 1938 in Austria sia per la politica sia per la dottrina sociale (locale), dopo la seconda guerra mondiale si trasforma quasi in un altro livello, già esistente si prima del 1938 grazie ai libri famosi e sistematici sulla questione sociale (1934)37 e sull'ordine corporativo (1936)38, ma fondato adesso sull'opera più importante, la sua somma scientifica del diritto naturale e dell'etica sociale nel Naturrecht (1949/50)39, tradotto subito in inglese e in altre lingue, per la cui elaborazione aveva fatto ricerche tanto estensivi per più di dieci anni nel suo esilio inglese Birmingham.40 Sempre di più l'opera di Messner diventava punto di riferimento41 per la fondazione giusnaturalistica della dottrina sociale in generale e in tutto il mondo. Vediamo chiaramente che la fondazione scientifca della dottrina sociale cattolica da parte di una rinnovata dottrina del diritto naturale era l'obiettivo primario di tutta l'attività di Messner dopo il 1945. Così Messner ha probabilmente dato alla dottrina sociale un fondamento sistematico e anche rinnovato come nessun'altro nel ventesimo secolo.42

Già prima della pubblicazione inglese e tedesca dell'opera sistematica sul diritto naturale e sull'etica sociale, Messner aveva una reputazione di competenza sociale, che la facoltà teologica di Münster aveva voluto scegliere tra Höffner e Messner per occupare la famosa cattedra della dottrina sociale cristiana.43 Messner stessa scrive sulla fondazione necessaria della dottrina sociale cattolica nella nuova prefazione della sua "Questione sociale" (1956): "L'ultima edizione della 'Questione sociale' è uscita all'inizio del 1938 (...) Nel 1945 se n'è vista una forte richiesta, il libro però era esaurito fino a pochissimi esemplari. Non poteva essere ristampato nella forma di allora. Il mondo si era cambiato troppo estesamente, e dovevo anche elaborare i princípi della dottrina sociale cristiana - i quali allora si trovavano nella terza parte della 'Questione sociale' - su un fondamento largo nel 'Diritto naturale' e nella 'Etica della cultura' e ho provato a riasummerli nella 'Etica' quale compendio dell'etica intera."44

Anche l'esempio della lettera pastorale sociale dei vescovi austriaci del 195645 mostra molto bene questa svolta generale nell'efficacia più universale di Messner. Già nella prefazione di un'edizione commentata della stessa lettera vengono espressamente menzionate rilevanti opere competenti per i lettori che sono adatte di fornire una conoscenza attuale sull'area sociale.46 Al primo posto seguono - ecco! - Das Naturrecht di Messner (lingua tedesca: 1950) e Die soziale Frage (la sesta edizione della "Questione sociale" del 1956, dopo la sua quinta del 1938). Nel commento stesso di Msgr. Rusch per la lettera pastorale vengono poi di nuovo menzionati Messner e la sua opera due volte espressamente: ci sarebbero due questioni essenziali della questione sociale, cioè il diritto alla proprietà e il diritto al lavoro. E per tutta la riforma sociale e la cooperazione nell'impresa l'opera di Messner sarebbe di nuovo rilevante.47 Anche se la lettera nei confronti del capitalismo - magari socialmente più moderato in questi tempi - parla ancora di un proprio sistema della Chiesa, cioè del sistema di cooperazione oppure di un'ordine economico secondo il principio di solidarietà48, lo spirito realistico di Messner è chiaramente mantenuto e recepito.

Già nel 1961 Höffner ha poté analizzare perfettamente il contributo di Messner49 ad una migliorata fondazione giusnaturalistica per la dottrina sociale della Chiesa, che noi abbiamo già visto ampiamente, esaminando i testi originali di Messner (nel secondo capitolo di questa tesi):

1. La nuova fondazione induttivo-ontologica:50 rispetto alla fondazione empirico-storica, che vuole provare il diritto naturale come realtà universalmente umana, e rispetto alla fondazione tradizionale, che deduce il diritto naturale dalla lex aeterna, Messner sottolinea coscientemente la prova induttivo-ontologica dalla natura dell'uomo quale essere familiare. Così il diritto naturale appare come ordine dell'esistenza umana. Per Messner è chiaro che la tradizionale dottrina giusnaturalistica deve essere perfezionata, attraverso un'estesa analisi ontologico-metafisica, attraverso un'esposizione dei fini propri e insiti nella natura dell'uomo e attraverso l'interpretazione della legge naturale non soltanto come comando della ragione, ma anche come modo d'effettuarsi. Secondo la concezione di Messner la legge morale naturale è essenzialmente di natura dinamica, perché spinge come impulso di coscienza e come impulso di tensione (Strebensantrieb) verso la realizzazione permanente dell'ordine naturale nella vita personale e sociale.

Soltanto dopo lunghi sforzi Messner trova la soluzione per superare la limitazione del diritto naturale all'apriori morale-giuridico della ragione, attraverso il concetto fondamentale dei fini esistenziali51, nei quali appare sia l'ordine dell'essere sia il condizionamento per la sua realizzazione. E Messner sa benissimo che la fondazione ontologica del diritto naturale deve essere difesa con gli stessi sforzi contro teorie esistenzialiste, neo-nominalistiche, sociologistiche, formalistiche e evoluzionistiche.

2. Il nuovo modello di conoscenza del diritto naturale:52 il pensiero molto originale di Messner è importantissimo, che l'uomo ottiene le conoscenze essenziali del diritto naturale originariamente e immediatamente nella situazione sociale fondamentale della comunità familiare, in cui si possono dimostrare infatti tutti gli elementi del diritto. Questo pensiero di Messner è troppo poco considerato nella dottrina giusnaturalistica cattolica. E Messner lamenta come l'antropologia filosofica abbia visto troppo l'uomo quale essere singolo e che nel caso in cui l'uomo viene guardato come essere sociale per esempio nella scolastica influenzata anche da Aristotele, i rapporti verso lo stato siano al primo posto. Però, molto più originariamente l'uomo è al primo posto essere familiare, perché i fondamenti della sua esistenza pieno-umana gli vengono forniti solo attraverso la famiglia.

Così diventa chiaro che l'esperienza di coscienza e di essere, la conoscenza di princípi e la conoscenza dell'essere sono già collegati indissolubilmente nella loro radice, cosicché la legge naturale è efficace originariamente sia secondo il suo lato ontologico-oggettivo sia altrettanto secondo il suo lato psicologico-soggettivo. E gli elementari princípi morali e giuridici non vengono affatto riconosciuti come princípi astratti ossia formali, ma sperimentati concretamente e oggettivamente nella comunità familiare, cosicché la conoscenza dell'ordine di essere è collegato con l'ordine di ragione sin dall'inizio, intimamente e indissolubilmente. I princípi del diritto naturale, che sono di essenza universalmente umana e indipendenti dalla storia, vengono innanzitutto vissuti nella comunità familiare e sono perciò determinati di un contenuto sin dall'inizio, e poi vengono riconosciuti altrettanto nella loro essenza di verità universale e nella loro validità assoluta. Questi princípi fondamentali non sono innati alla ragione, ma la rispettiva predisposizione che ha bisogno della formazione, come tutte le predisposizioni corporali e spirituali.

3. L'accentuazione della considerazione storico-sociologica:53 Messner si può riferire giustamente anche alla dottrina tradizionale giusnaturalistica54 applicando nella presentazione del suo sistema di diritto naturale accanto alla considerazione ontologica anche il metodo della considerazione sociologica e storica. Al riguardo Messner presuppone che i princípi giuridici del diritto naturale assoluto (originario - primario - elementare) possiedono una validità indipendente dal tempo e dagli uomini. Discorso diverso vale per le forme del diritto condizionate dal diritto naturale, le quali non sono immutabili (secondo l'opinione della romantica sociale). Qui Messner osserva giustamente che si deve considerare anche il legame del pensiero giusnaturalistico della scolastica dell'alto e tardo medioevo con lo spirito del tempo, e che recentemente una famosa rivista cattolica avrebbe rifiutato un articolo a causa della terminologia "diritto naturale variabile".

Il diritto naturale applicato che risulta dai princípi generali, collegati con la conoscenza della natura della cosa da riconoscere nelle le condizioni concrete, è ampiamente diritto naturale in statu nascendi e misurato, dal punto di vista dei princípi del diritto naturale originario è sempre imperfetto e carente. Pertanto non può essere compito della dottrina giusnaturalistica di elaborare progetti o testi di legge con una pretesa di validità esclusivamente legittimato attraverso il diritto naturale. D'altra parte Messner mostra convincentemente che ogni ordinamento giuridico positivo porta in sé diritto naturale, sebbene non il diritto naturale nella realizzazione piena perché la legge naturale è vulnerata nella sua efficacia, fatto questo sempre tenuto in conto dalla dottrina tradizionale. E Messner applica questo pensiero anche all'ambito dell'economia55, per la quale valgono norme del diritto naturale con particolare riferimento al fine oggettivo dell'economia, nonostante un legame al tempo concreto e lo scambio economico permanente. Messner dunque avverte che non si dovrebbe parlare di una trascendenza del diritto naturale, perché il diritto naturale è immanente all'ordine giuridico concreto. Altrimenti ci sarebbe il pericolo di esiliare il diritto naturale dal diritto in senso proprio e di farne solamente una mera idea di giustizia.

4. Discussione importante circa la questione di una teologia sociale:56 nonostante la "suggestione" del chiaro titolo dell'opera principale di Messner ("Il diritto naturale") per qualcuno, egli invece partecipò vivamente alla discussione sulla determinazione della dislocazione di una teologia sociale cattolica. Secondo le ricerche di Messner, dalla rivelazione sovrannaturale non nasce nessuna cosa essenziale per l'interpretazione dell'uomo nella sua esistenza sociale, che non sia già riconoscibile alla conoscenza naturale. E Messner era sicuro di corrispondere con questa sua concezione alla tradizione di tutta la dottrina sociale cristiana. Secondo Höffner era comunque il merito di Messner di aver mostrato la via per l'ulteriore discussione, grazie alla sua circoscrizione chiara della formulazione della questione. Si sarebbe trattato finalmente della domanda se la dottrina cattolica sociale avrebbe potuto essere sviluppata (sopra il diritto naturale indispensabile) anche in categorie specificamente teologiche (per esempio creazione, peccato originale, redenzione, popolo di Dio, dimensione sociale del peccato, storia della salvezza, avvento del Signore, sopraffazione della storia mondiale). Secondo Messner lo spirito umano può vedere soltanto più chiaramente grazie alla rivelazione e alla fede.

Non si deve dimenticare che una teologia sociale per la discussione di problemi sociali può soltanto trovare risonanza nella società ideologicamente pluralista, in quanto c'è la fede da cui nasce57, mentre una dottrina sociale principalmente fondata sul diritto naturale, rinnovato nel senso di Messner, normalmente non conosce questo problema. Ecco, perché Messner fu contento con l'enciclica Pacem in terris58 di B. GIOVANNI XXIII e l'affermazione dell'essenza ben riconoscibile del diritto naturale per tutti gli uomini di buona volontà.59 L'enciclica avrebbe evidenziato molto bene una funzione fondamentale del diritto naturale: di rendere possibile una comunicazione tra tutti gli uomini nelle questioni fondamentali dell'ordine sociale. Infatti è difficile anche per quelli che non riconoscono il concetto della natura umana di dimostrare che non lavorebbero neanche con un tale concetto quale quintessenza di certi modi d'effettuarsi e di una certa conoscenza d'ordine nel comportamento umano. Per Messner risultava da Pacem in terris anche molto bene un giusto pragmatismo giusnaturalistico: che il diritto naturale pretende di cercare il migliore possibile sotto le condizioni date nell'interesse del bene comune, niente da fare con un pragmatismo etico. Il modo di validità dei princípi generali nella situazione concreta, cioè l'elaborare imperativi diretti di giustizia, è il compito proprio dell'etica giusnaturalista. L'aiuto per i paesi nuovamente entrati nella comunità dei popoli si dovrebbe anche estendere sulla formazione della coscienza pubblica secondo i princípi generali del diritto naturale e gli imperativi concreti del diritto naturale.

Anche a base di questa "enciclica del diritto naturale" Messner si domanda espressamente, questo sarebbe anche una bellissima conclusione da sua parte:

"Si deve domandare se attraverso una concezione teologica di rivelazione del diritto naturale il contributo essenziale della dottrina sociale cattolica possa essere fornito per la soluzione di questioni d'ordine della società odierna in patria e nel mondo e se con questa concezione non si perda possibilità di intesa che esistono in forza del 'comune denominatore', di cui tratta Pacem in terris ... Se corrispondesse una tale concezione alla ritirata su una problematica meramente interno-cattolica e alla scappatoia nei confronti dei tanti compiti molto difficili da superare soltanto con conoscenze molteplici su parecchi campi, sarebbe difficilmente in concordanza con Pacem in terris (...) Secondo Pacem in terris questo è il compito missionario del diritto naturale: dalla realtà di un ordine secondo le pretese del diritto naturale gli esseri umani 'si aprono sul mondo dei valori spirituali, e comprendono che cosa sia la verità, la giustizia, l'amore, la libertà', 'ma sono pure sulla via che li porta a conoscere meglio il vero Dio, trascendente e personale' ... così lo sguardo mira anche al fine missionario universale di 'un'unica famiglia cristiana', alla cui formazione gli uomini di tutti i popoli sono chiamati ... tale pensiero pastorale è determinato dal principio gratia supponit naturam. E in quanto il diritto naturale nel mondo odierno pluralistico adempie la sua funzione, innanzitutto compreso dalla natura dell'uomo con la sua legge naturale morale, per l'annuncio cristiano è fatto un essenziale. Visto questo, non deve propriamente vedere la dottrina sociale cristiana come tale ... uno dei compiti più importanti nel rendere riconoscibile il suo proprio diritto naturale ontologicamente, antropologicamente (sia da parte dell'individuo, sia da parte della società) e così con tutti i mezzi delle scienze umane e sociali, cosicché questo diritto naturale diventi il fondamento dell'intesa dentro la società e a base internazionale nelle questioni dell'ordine di giustizia, e perciò la coscienza del diritto naturale può adempiere sempre più efficacemente e universalmente la sua funzione nell'opinione pubblica della società e del mondo?"60 Tanti altri contributi di Messner61, anche come risposte a critici (cf. il capitolo seguente) e altrettanto il piccolo compendio popolare sulla dottrina sociale cristiana elaborato nel 197962 mostrano molto bene che Messner ha sempre difeso la fondazione giusnaturalistica rinnovata della dottrina sociale sulla base delle sue conoscenze scientifiche sulla legge naturale dell'uomo quale essere familiare con fini esistenziali.63



1 Cf. soprattutto il capitolo I.2 e anche A. PYTLIK, Berufsständische Ordnung oder "Ständestaat"? Wien 1993, 28 ss., oppure in internet:

http://www.pytlik.at/messner_johannes_bis1933.htm

2 Così riferisce R. WEILER, Zur Frage der Richtungen in der katholischen Soziallehre Österreichs, in: H. SCHAMBECK/R. WEILER (edit.), Der Mensch ist der Weg der Kirche, Berlin 1992, 122, annot. 15; e vedi la lettera pastorale sociale: LEHREN UND WEISUNGEN DER ÖSTERREICHISCHEN BISCHÖFE über soziale Fragen d. Gegenwart. Herausgegeben mit Zustimmung des hochwürdigsten Herrn Kardinals und Erzbischofs von Wien Dr. Friedrich Gustav Piffl. Erörterungen von Dr. Karl Lugmayer, Wien 1926.

3 LEHREN UND WEISUNGEN DER ÖSTERREICHISCHEN BISCHÖFE (1926) 11: "gleichgestellt zu werden anderen Berufsständen".

4 Cf. ibid., 13.

5 Ibid., 19; MESSNER (SF 2-3/1934) 451 indicherà più tardi, che il vescovo Ketteler (1811 - 1877) voleva organizzare il tutto degli operai come corporazione e talmente integrarli nella società ("die gesamte Arbeiterschaft als Stand organisieren und der Gesellschaft eingliedern"), e che così sarebbe diventato chiaro che i concetti di classe e corporazione siano stati confutati, una confusione, che non si superava nei decenni seguenti ("daß Klassen- und Standesbegriffe verwischt werden, eine Vermengung, die in den folgenden Jahrzehnten nie überwunden wird.")

6 LEHREN UND WEISUNGEN DER ÖSTERREICHISCHEN BISCHÖFE (1926) 22: "Der Stand der Industriearbeiterschaft hätte darum von allem Anfang an in die Gesellschaft eingegliedert werden sollen, wie einst der Gewerbestand und der Bauernstand eingegliedert worden sind (...) Es liegt deshalb auch im Interesse der Industrie selbst und Interesse der ganzen Gesellschaft, ... daß zwischen Unternehmerschaft und Arbeiterwelt die Vorschriften der Gerechtigkeit befolgt werden, noch mehr, daß ihr Zusammenarbeiten in einer wirklichen Arbeitsgemeinschaft zur Verwirklichung des christlichen wahren Solidarismus führe."

7 Ibid., 14: "des von Gott gewollten Verbundenseins aller in gemeinsamer Arbeit in der Volkswirtschaft; in diesem Sinne empfiehlt der Episkopat besonders das verständnisvolle Zusammenarbeiten von Arbeitgebern und Arbeitnehmern in wahrer Arbeitsgemeinschaft." Ecco, una tematica della abitilazione scientifica di J. MESSNER, Sozialökonomik und Sozialethik, Paderborn 1927. Come passo della Sacra Scrittura i vescovi usavano Rom 12,10. Cf. anche IDEM, Das Werden des Kapitalismus - zu den "Lehren und Weisungen der österreichischen Bischöfe über die soziale Frage der Gegenwart", in: Das Neue Reich, 1926, a. 8, n. 31 (1926) 646 - 650.

8 Cf. R. WEILER, Zur Frage der Richtungen in der katholischen Soziallehre Österreichs, in: H. SCHAMBECK/R. WEILER (edit.), Der Mensch ist der Weg der Kirche, Berlin 1992, 127, annot. 36; cf. anche E. KOGON, in: Schönere Zukunft (1931) 128 s.

9 Wiener Diözesanblatt LXX/1, 2; 1 - 7: "wahre Gemeinschaften ... zwischen den Mitgliedern derselben Berufskreise und Frieden zwischen allen Berufsständen", cit. secondo R. WEILER, Zur Frage der Richtungen in der katholischen Soziallehre Österreichs, in: H. SCHAMBECK/R. WEILER (edit.), Der Mensch ist der Weg der Kirche, Berlin 1992, 126, e ibid., 127, per Weiler risulta: "Gleicherweise für Interessenvereinigungen wie christliche Gewerkschaften und katholische Arbeitervereine oder für Organisationen des Bauernstandes und des Mittelstandes wie für Vereinigungen unter den Arbeitgebern sprechen sich die Bischöfe aus wie ebenso für Stände und die Erziehung zu berufsständischer Gesinnung (so Kardinal Piffl). Piffl sieht auf dem Weg zur berufsständischen Ordnung damals 1932 zunächst die Aufgabe, Verbände der Interessenvertretungen auf dem Arbeitsmarkt zu bilden. Ziel wäre es, daß die Klassenorganisationen mithülfen, 'sich selber und andere zu berufsständischem Geiste' zu erziehen. Die Klassengegensätze würden aber noch länger andauern! Sie wären legitim, aber es bestände auch die Gefahr klassenmäßiger Betrachtungsweise."

10 Cf. il capitolo I.2.2.1 .

11 Cf. P. HOFMANN, Die internationale Konferenz über die berufständische Ordnung, in: "Volkswohl", a. XXVI, fasc. 11/12 (agosto/settembre 1935) Sonderheft: Die internationale Konferenz über die berufsständische Ordnung, 3.

12 Cf. A. RAUSCHER, Johannes Messner, in: J. ARETZ/R. MORSEY/A. RAUSCHER (edit.), Zeitgeschichte in Lebensbildern, Mainz 1984, 256: "In der Nacht vom 11. auf den 12. März 1938 verbrannte er (Messner, annot. dell'autore) alle Briefe und Manuskripte."

13 Cf. J. SCHASCHING, zeitgerecht - zeitbedingt, Nell-Breuning und die Sozialenzyklika Quadragesimo anno nach dem Vatikanischen Geheimarchiv, Köln 1994 (= Sonderband der Frankfurter Arbeitspapiere zur gesellschaftsethischen und sozialwissenschaftlichen Forschung).

14 Cf. A. RAUSCHER, Gustav Gundlach 1892 - 1963, Paderborn - München - Wien - Zürich 1988.

15 Cf. R. WEILER, art. "Berufsständische Ordnung", in: StL 1 (7/1985) 695 s.

16 Cf. Ibid., 695.

17 Ibid., 697: "Es ist das Prinzip des naturgemäßen gesellschaftlichen Pluralismus in der Sozialwirtschaft."

18 MESSNER (NR 1950) 674: "die organisatorische Komplizierung des sozialwirtschaftlichen Prozesses zufolge der ungeheuer gesteigerten Arbeitsteilung".

19 R. WEILER, art. "Berufsständische Ordnung", in: StL 1 (7/1985), 697 s.: "Verbänden Ausschau zu halten, die ohne administrative Lenkung über ihre Gruppeninteressen hinaus einen Zugang zur Kooperation zugunsten des Gemeinwohls finden."

20 Cf. J. MESSNER, Die Selbstfindung der christl. Sozialreform - "Sozialpartnerschaft" - schon vor 70 Jahren, in: DIE FURCHE, n. 52 (27 dicembre 1975) 9; cf. IDEM, Klassenkampf oder Sozialpartnerschaft? Köln 1976 (= KATHOLISCHE SOZIALWISSENSCHAFTLICHE ZENTRALSTELLE MÖNCHENGLADBACH [edit.], Kirche und Gesellschaft, n. 32); cf. IDEM, Sozialpartnerschaft statt Klassenkampf, in: Präsent, n. 7 (14 febbraio 1980) 2.

21 Cf. R. WEILER, art. "Berufsständische Ordnung", in: StL 1 (7/1985), 697.

22 J. MESSNER, Kulturethik, Innsbruck - Wien - München ²1954 (3/2001) 444: "Wir sprechen von der berufsgemeinschaftlichen Solidarität in Verantwortung und Interesse als dem aus den menschlichen Naturanlagen und der geschichtlichen Kulturentwicklung erkennbaren ethischen Ordnungsprinzip hinsichtlich der Berufsgliederung der Gesellschaft."

23 Cf. A. KLOSE, Berufsständische Ordnung und Sozialpartnerschaft, in: A. KLOSE/H. SCHAMBECK/R. WEILER (edit.), Das Neue Naturrecht, Berlin 1985, 206; e cf. MESSNER (BO 1936) 25 ss., 186 ss.

24 Cf. R. WEILER, Einführung in die katholische Soziallehre. Ein systematischer Abriß, Graz - Wien - Köln 1991, 115 ss.

25 GIOVANNI PAOLO II, Centesimus annus (1991) n. 49, in internet:

http://www.vatican.va/holy_father/john_paul_ii/encyclicals/documents/hf_jp-ii_enc_01051991_centesimus-annus_it.html

26 Ibid., n. 61.

27 IDEM, Sollicitudo rei socialis (1987) n. 38, in internet:

http://www.vatican.va/holy_father/john_paul_ii/encyclicals/documents/hf_jp-ii_enc_30121987_sollicitudo-rei-socialis_it.html

28 Cf. anche J. MESSNER, Kurz gefaßte christliche Soziallehre, Berlin ²1991 (1979), 27 s., oppure in internet (3/2001):

http://www.schoenstatt-mannesjugend.de/Praxis/ThemenPool/ThemMat/Christl_Soziallehre.pdf

29 IDEM, Kulturethik, Innsbruck - Wien - München ²1954 (3/2001), 327: "Könnte dem modernen Arbeiter ein schöpferischer Daseinssinn in seinem Berufsleben ermöglicht werden, dann würde die Berufsarbeit, ganz anders als heute, wieder ein wesentlicher Teil sittlicher Persönlichkeitserfüllung und menschlicher Lebenserfüllung werden. Es ist klar, daß es sich dabei nicht nur um eine Schicksalsfrage des modernen Arbeiters, sondern ebenso um eine Schicksalsfrage der modernen Gesellschaft und Kultur handelt."

30 Cf. ibid., 444.

31 Ibid., 462: "für alle Gruppen der Kulturgemeinschaft darin besteht, daß die individualistisch-kollektivistische Massengesellschaft in eine Gemeinschaftsordnung überführt werde, in der das Berufsprinzip wieder vollgültiges gesellschaftliches Organisationsprinzip ist und die Berufsgemeinschaft ein Vollmaß von wirtschaftlich-sozialer Mitverantwortung besitzt."

32 Ibid.: "Es ist noch kein anderer Weg aus der gegenwärtigen wesentlich auf den Zerfall der Gemeinschaftsordnung zurückgehenden Kulturkrise gewiesen worden."

33 Ja und Nein (Glosse: Was ist liberal, was berufständisch?), in: J. MESSNER (edit.), Monatsschrift für Kultur und Politik, a. I (1936) 1034: "Es ist klar, der schrankenlose Wettbewerb kann nicht Ordnungsprinzip der Wirtschaft, die schrankenlose Freiheit nicht Ordnungsprinzip der Gesellschaft sein. Der Kanzler hat es aber auch abgelehnt, die antiliberale Losung aufzunehmen. Denn antiliberal in voller Konsequenz ist gleichbedeutend mit totalitär auf staatlichem Gebiet, mit sozialistisch auf wirtschaftlichem. Die berufständische Ordnung soll - das ist ja ihre sekulare Aufgabe - über diese beiden Extreme, den Liberalismus und Sozialismus, hinausführen. Auf dem Gebiete der Wirtschaft ist darum ... das Ziel die rechte Synthese von Einheit und Freiheit. Das ist nichts anderes als der geordnete Wettbewerb. Der Leistungswettbewerb verwirklicht die Freiheit im Wirtschaftsleben, aber die Freiheit muß geordnet sein."

34 GIOVANNI PAOLO II, Sollicitudo rei socialis (1987) n. 41, in internet:

http://www.vatican.va/holy_father/john_paul_ii/encyclicals/documents/hf_jp-ii_enc_30121987_sollicitudo-rei-socialis_it.html - cf. J. H. DRÈZE, Ethik, Effizienz und die Soziallehre der Kirche, in: PÄPSTLICHER RAT JUSTITIA ET PAX, Gesellschaftliche und ethische Aspekte der Ökonomie. Ein Kolloquium im Vatikan. 1. April 1993, Bonn 1993 (= Sekretariat der Deutschen Bischofskonferenz [edit.], Arbeitshilfen 107), 50. Cf. anche W. KERBER, Welcher Marktwirtschaft gehört die Zukunft? Überlegungen im Anschluß an Centesimus annus, in: H. SCHAMBECK/R. WEILER (edit.), Der Mensch ist der Weg der Kirche. Festschrift für Johannes Schasching, Berlin 1992, 41 s.

35 GIOVANNI PAOLO II, Centesimus annus (1991), n. 5, in internet:

http://www.vatican.va/holy_father/john_paul_ii/encyclicals/documents/hf_jp-ii_enc_01051991_centesimus-annus_it.html

36 R. WEILER, Berufsständische Ordnung - sozialethische Idee und politische Wirklichkeit, in: Gesellschaft & Politik [Wien], a. 20 (4/1984) 14: "Die Gegnerschaft marxistisch-kommunistischer Kreise zur Sozialpartnerschaft wegen Schwächung der Arbeiterklasse und die Kritik derselben durch laboristische Richtungen auch in der Katholischen Soziallehre zeigen, daß es sich hier um eine Entwicklung im Rahmen der kapitalistischen Wirtschaftsweise, eben als Kooperation von Kapital und Arbeit, handelt, also auch nicht um einen sog. eigenen dritten Weg. Hingegen wirkt die naturgemäße Dynamik (Naturrecht) der menschlichen Sozialordnung im Sinne der Sozialprinzipien und damit hier des Prinzips der Berufsständischen Ordnung auf einen Interessenausgleich zum Gemeinwohl hin, in verschiedenen Formen und mit unvollkommenem Erfolg." Cf. anche IDEM, Zur Frage der Richtungen in der katholischen Soziallehre Österreichs, in: H. SCHAMBECK/R. WEILER (edit.), Der Mensch ist der Weg der Kirche, Berlin 1992, 130: "Das sozialphilosophisch und -ethisch mitbestimmte Ordnungsdenken kann aber nicht auf der gleichen Ebene wie die Sachgesetze der Sozialwirtschaft verwendet werden (...) Alle grundsätzlich als ökonomische Alternativen gedachten Modelle haben sich auch in der Praxis falsifiziert und sind ideologisch deterministisch begründet." Anche ibid., 135: "Der Fehler bei der Beurteilung von Richtungen der katholischen Soziallehre ... liegt an der mangelnden Unterscheidung von Ordnungsdenken im Grundsätzlichen und von Wegen in der Umsetzung."

37 Cf. J. MESSNER, Die soziale Frage der Gegenwart, Innsbruck - Wien - München 1934 (= SF 1934).

38 Cf. IDEM (BO 1936).

39 Cf. IDEM, Social Ethics - Natural Law, St. Louis (USA) - London 1949; cf. IDEM, Das Naturrecht. Handbuch der Gesellschaftsethik, Staatsethik und Wirtschaftsethik, Innsbruck - Wien 1950 (= NR 1950).

40 Cf. IDEM, Aktualität des Naturrechts (Kritik der Kritik), in: Österr. Zeitschrift für öffentliches Recht, a. XXVII (1976) 43: "Wer, wie der Verfasser dieser Zeilen, über zehn Jahre dem Studium der Naturrechtslehre widmete und sich mit den bedeutendsten älteren und neueren Autoren dazu auserinandersetzte, nimmt den vorliegenden Band zur Kritik am Naturrecht mit besonderen Erwartunen zur Hand." Cf. anche IDEM, Lettera al decano della facoltà teologica di Münster (febbraio 1948), in: M. HERMANNS, Die Berufungsverhandlungen der Universität Münster mit Johannes Messner, in: JOHANNES-MESSNER-GESELLSCHAFT (edit.), Mitteilungsblatt, a. 6, n. 11 (novembre 2001) 5: "In wenigen Wochen werden die ersten Korrekturfahnen der engl. Ausgabe des neuen Buches aus U.S.A. eintreffen. Ich kann sie nur hier durcharbeiten, allein schon wegen der ungefähr 800 Zitierungen, aber auch wegen allfälliger Korrekturen, die ich laufend mit dem Herrn, der für die Übersetzung zeichnet, diskutieren muß. Dann muss alles zurück in die U.S.A. Geschickt und umbrochen werden und dann muß ich das Sachverzeichnis anlegen, das bei einem solchen Werk sehr ausführlich sein muß ... Also habe ich ein sehr volles Jahr vor mir. Dazu habe ich mich durch die jahrelange Anspannung so überarbeitet, da ßich wieder etwas Reserven aufbauen muss, bevor ich meine Klause verlasse."

41 Cf. J. M. GRONDELSKI, Social Ethics In The Young Karol Wojtyla: A Study-In-Progress, in: Christendom Press, Front Royal, VA 1996, 31 - 43, oppure in internet:

http://www.petersnet.net/research/retrieve.cfm?RecNum=3905 - lui perfino vede un influsso di Messner su GIOVANNI PAOLO II nell'esempio del prezzo giusto: "Chapter four treats ethical issues tied up with 'exchange.' While defending exchange and free markets, Wojtyla also recognizes the need for some measure of control. More sophisticated methods of exchange, including 'natural and artificial speculation' and stock markets are also studied. 'Just price' is also analyzed and Wojtyla (like Piwowarczyk before him) relies heavily on the Austrian ... Johannes Messner in this regard."

42 Cf. R. WEILER, Ein Leben für die Lösung der "sozialen Frage". Prälat Johannes Messner hat die Entwicklung der Katholischen Soziallehre geprägt, in: Wiener Kirchenzeitung (26 febbraio 1984) 3.

43 Cf. di nuovo M. HERMANNS, Die Berufungsverhandlungen der Universität Münster mit Johannes Messner, in: JOHANNES-MESSNER-GESELLSCHAFT (edit.), Mitteilungsblatt, a. 6, n. 11 (novembre 2001), 3 s.: La facoltà teologica avrebbe finalmente anche accettato il fatto, che Messner non aveva nessun dottorato nella scienza teologica. Sappiamo già bene, che Messner nel 1922 conseguì il dottorato utriusque iuris e nel 1924 il dottorato oeconomiae publicae.

44 MESSNER (SF 6/1956) 11: "Die letzte Auflage der 'Sozialen Frage' erschien Anfang 1938, wurde vom nationalsozialistischen Regime verboten, jedoch in die Schweiz verkauft. 1945 meldete sich starke Nachfrage, das Buch war jedoch bis auf ganz wenige Exemplare vergriffen. Es konnte nicht in der früheren Gestalt neu gedruckt werden. Die Welt hatte sich viel zu weitgehend verändert, auch hatte ich die Prinzipien der christlichen Soziallehre, die früher im III. Teil der 'Sozialen Frage' geboten waren, im 'Naturrecht' und in der 'Kulturethik' auf breiter Grundlage auszuarbeiten und in der 'Ethik' als einem Kompendium der Gesamtethik zusammenzufassen versucht." Cf. IDEM (SF 5/1938); IDEM, Kulturethik, Innsbruck - Wien - München ²1954 (3/2001); IDEM, Ethik - Kompendium der Gesamtethik, Innsbruck - Wien - München 1955.

45 Cf. DER SOZIALHIRTENBRIEF DER ÖSTERREICHISCHEN BISCHÖFE. Im Auftrag der Bischofskonferenz herausgegeben und mit Kommentar versehen von Bischof Dr. Paul Rusch, Innsbruck - Wien - München 1957.

46 Cf. ibid., 5: "Zunächst sind die beiden großen Werke Prof. Messners zu nennen: Messner, Das Naturrecht, Innsbruck 1950, in dem neben der Grundlegung die ganze Gesellschatsethik, Staatsethik und Wirtschaftsethik enthalten sind, und Messner, Die soziale Frage, Innsbruck 1956, worin das Sozialanliegen im Blickfeld der Irrwege von gestern, der Sozialkämpfe von heute, der Weltentscheidungen von morgen behandelt wird." Poi vengono anche menzionati Nell-Breuning, Riener e Schasching.

47 Cf. Ibid., 31 s., dove viene citato MESSNER (SF 6/1956) 460: "An zwei Fragen hat sich die moderne soziale Frage entzündet, beide liegen ihr unverändert zugrunde, trotz aller Wandlungen von Kapitalismus und Sozialismus, beide müssen gelöst werden, damit eine Wirtschaftsordnung von Freiheit und Menschenwürde für alle entsteht: ... Diese beiden Fragen sind die des Rechtes des Privateigentums und des Rechtes der Arbeit."

48 Cf. di nuovo DER SOZIALHIRTENBRIEF DER ÖSTERREICHISCHEN BISCHÖFE, Innsbruck - Wien - München 1957, 10.

49 Cf. J. HÖFFNER, Johannes Messner und die Renaissance des Naturrechts, in: HÖFFNER J./VERDROSS A./VITO F. (edit.), Naturordnung in Gesellschaft - Staat - Wirtschaft. Msgr. Univ.-Prof. DDr. DDr. h. c. Johannes Messner zur Vollendung seines 70. Lebensjahres von seinen Freunden dargeboten, Innsbruck - Wien - München 1961, 17 - 28; Höffner poteva esaminare già la rinnovata e ampliata edizione terza di J. MESSNER, Das Naturrecht. Handbuch der Gesellschaftsethik, Staatsethik und Wirtschaftsethik, Innsbruck - Wien 3/1958 (abbreviazione scelta dall'autore = NR 3/1958); cf. al riguardo anche R. WEILER, Katholische Soziallehre unterwegs, in: IDEM, Herausforderung Naturrecht. Beiträge zur Erneuerung und Anwendung des Naturrechts in der Ethik, Graz 1996, 413 - 427; cf. IDEM, Logos und Ethos, in: A. KLOSE/H. SCHAMBECK/R. WEILER (edit.), Das Neue Naturrecht, Berlin 1985, 9 - 19; cf. W. SCHMITZ, Christlicher Sozialrealismus. Zum Tode des bedeutenden Gelehrten Johannes Messner, in: DIE FURCHE, n. 8 (22 febbraio 1984).

50 Cf. MESSNER (NR 3/1958), 30, 38, 42 s., 91, 146, 219, 271, 302; cf. IDEM, Kulturethik, Innsbruck - Wien - München ²1954 (3/2001), 581.

51 Cf. il capitolo II.2.2 di questa tesi.

52 Cf. MESSNER (NR 3/1958) 54, 274, 290, 302 ss., 317, 331.

53 Cf. Ibid., 271, 298, 318 ss., 327, 350 s.; cf. anche M. WAGNER, Der Zusammenhang von Naturrechtsdenken und soziologischer Anthropologie in der christlichen Soziallehre bei Johannes Messner, Würzburg 1997.

54 Cf. J. HÖFFNER, Johannes Messner und die Renaissance des Naturrechts, in: HÖFFNER J./VERDROSS A./VITO F. (edit.), Naturordnung in Gesellschaft - Staat - Wirtschaft., Innsbruck - Wien - München 1961, 22; cf. IDEM, Wirtschaftsethik und Monopole im 15. und 16. Jahrhundert, Jena 1941; cf. S. TOMMASO, S. Th. 1. II. q. 97 a. 1 e q. 95 a. 2: "quod principia communia legis naturae non eodem modo applicari possunt omnibus, propter multam varietatem rerum humanarum"; cf. F. SUAREZ, Tractatus de Legibus et Deo Legislatore, Lib. VI, c. 25, n. 3: "quia etiam ipsi homines mutabiles sunt, et propter morum, vel aliarum rerum mutationem"; ibid., n. 5: "quia in ipsi rebus facta est mutatio"; cf. L. MOLINA, De Justitia et Jure, 1593, Tr. II, Disp. 35, n.1.

55 È interessante di trovare ancora una corrente cristiana minoritaria anti-capitalista in seguito a Johannes Kleinhappl, Paul Bauschulte, Ernst van Loen e Johannes Heinrichs (contro Messner, che avrebbe definito falsamente il parrocho W. Hohoff come marxista) dicendo che la dottrina sociale cattolica moderna vivrebbe principalmente dalle tesi di Nell-Breuning e Messner e perciò non potrebbe trovare una via fuori l'area appellativa. Cf. J. HEINRICHS, Sprung aus dem Teufelskreis - Logik des Sozialen und Natürlichen Wirtschaftslehre. Mit einem Nachwort von Rudolf Bahro, Wien 1997, oppure in internet:

http://www.uni-ulm.de/uni/intgruppen/memosys/tkreis.htm - e si legge perfino sotto

http://userpage.fu-berlin.de/~roehrigw/geitmann/ : "Die eingehend begründete Initiative von deutschen und österreichischen Laien um Paul Bauschulte und Ernst van Loen an das Zweite Vatikanische Konzil (1962 - 1965) mit dem Ziel, die traditionelle Zinswucherlehre zu erneuern, scheitert an dem Widerstand insbesondere des Kapitalismus-Apologeten Kardinal Johannes Messner." (Traduzione italiana: "L'iniziativa approfonditamente fondata di laici tedeschi e austriaci intorno a Paul Bauschulte ed Ernst van Loen per il Concilio Vaticano Secondo (1962 - 1965) con l'obiettivo di rinnovare la tradizionale dottrina contro l'usura sugli interessi fallisce a causa della resistenza specialmente del apologeta del capitalismo, cardinale Johannes Messner.") Non abbiamo bisogno di sottolineare, che Johannes Messner non fu né gesuita né cardinale; cf. al riguardo particolarmente A. RAUSCHER/R. WEILER [edit.], Johannes Messner. Frühschriften. W. Hohoffs Marxismus. Sudien zur Erkenntnislehre der nationalökonomischen Theorie, München - Wien 2002, e anche J. MESSNER, Ist die christliche Soziallehre antikapitalistisch? in: Gesellschaftspolitische Kommentare, Bonn, a. 14, n. 22 (1967) 269 - 276.

56 Cf. J. MESSNER, Zur Problematik des Naturrechts in der modernen Welt, in: Hochland [München - Kempten], 42, 6 (agosto 1950) 521 - 537; cf. IDEM (NR 3/1958) 115.

57 Cf. W. WEBER, art. "Sozialtheologie", in: Katholisches Soziallexikon, Innsbruck - Wien -München ²1980, 2802.

58 Vedi in internet:

http://www.vatican.va/holy_father/john_xxiii/encyclicals/documents/hf_j-xxiii_enc_11041963_pacem_it.html

59 Cf. J. MESSNER, Der naturrechtliche Gehalt der Enzyklika Pacem in Terris, in: Die Neue Ordnung [Paderborn], a. 17 (1963) 334 - 353; cf. anche IDEM (NR 1966/84) 141 s.

60 Ibid., 346: "Es fragt sich daher, ob der wesentliche Beitrag der katholischen Soziallehre zur Lösung der Ordnungsfragen der heutigen Gesellschaft daheim und in der Welt durch eine offenbarungstheologische Sicht des Naturrechts erbracht werden kann und ob damit nicht Verständigungsmöglichkeiten vertan werden, die kraft des 'gemeinsamen Nenners' bestehen, um die es in PT ... geht. Würde mit einer solchen Sicht der Rückzug auf eine rein innerkatholische Problematik und die Ausflucht vor den vielen, sehr schwierigen, nur mit vielfältigen Kenntnissen auf vielen Sachgebieten zu bewältigenden Aufgaben einhergehen, wäre es kaum im Einklang mit PT (...) Das ist aber die missionarische Aufgabe des Naturrechts nach PT: Die Menschen werden aus der Wirklichkeit einer Ordnung nach den naturrechtlichen Forderungen 'immer mehr die geistigen Werte entdecken, nämlich was Wahrheit, was Gerechtigkeit, was Liebe und was Friede ist', und 'nicht genug damit, vielmehr auf diesem Wege dazu kommen, den wahren Gott als die Menschennatur überragendes persönliches Wesen besser zu erkennen' (45). Damit geht der Blick auch auf das allumfassende missionarische Ziel 'einer einzigen christlichen Familie', die die Menschen aller Völker zu bilden berufen sind (121). - Solch pastorales Denken ist vom Prinzip gratia supponit naturam bestimmt, d. h., soweit in der heutigen pluralistischen Welt das Naturrecht, zunächst aus der Natur des Menschen mit ihrem sittlichen Naturgesetz verstanden, seine Funktion erfüllt, ist Wesentliches für die christliche Verkündigung getan. Hat dann nicht gerade die christliche Gesellschaftslehre als solche angesichts der Welt, wie sie PT vor Augen hat, eine ihrer wichtigsten Aufgaben darin zu sehen, das ihr eigene Naturrecht ontologisch, indivual- und sozialanthropologisch so mit allen Mitteln der heutigen Human- und Sozialwissenschaften einsichtig zu machen, daß es zur Grundlage der innergesellschaftlichen und der internationalen Verständigung in Fragen der Gerechtigkeitsordnung zu werden und in der öffentlichen Meinung von Gesellschaft und Welt das Naturrechtswissen immer nachhaltiger und umfassender seine Funktion zu erfüllen vermag?" Cf. B. GIOVANNI XXIII, Pacem in terris (1963), n. 25 e n. 65, numerazione secondo la versione dell'internet:

http://www.vatican.va/holy_father/john_xxiii/encyclicals/documents/hf_j-xxiii_enc_11041963_pacem_it.html

61 Cf. soprattutto SF 7/1964; cf. IDEM, Zur sozialethischen Grundlagenforschung, in: Theologie und Glaube [Paderborn], a. 49 (1959) 172 - 187; cf. IDEM, Moderne Soziologie und Scholastisches Naturrecht, Wien 1961; cf. IDEM, Das Gemeinwohl. Idee, Wirklichkeit, Aufgaben, Osnabrück 1962; cf. IDEM,Sind die Naturrechtsprinzipien inhaltsleere Formeln? in: Österr. Zeitschrift für öffentliches Recht, a. XV (1965) 163 - 178; cf. IDEM, Naturrecht im Disput, in: Österr. Zeitschrift für öffentliches Recht, a. XXI (1971) 7 - 18; cf. IDEM, Die Idee der Menschenwürde im Rechtsstaat der pluralistischen Gesellschaft, in: G. LEIBHOLZ (edit.), Menschenwürde und freiheitl. Rechtsordnung, Festschrift für Willi Geiger zum 65. Geburtstag, Tübingen 1974, 221 - 241; cf. IDEM, Zur Naturrechtsanthropologie, in: M. FISCHER (edit.), Dimensionen des Rechts? Gedächtnisschrift für René Marcic, hrsg. von M. Fischer u. a., Berlin 1974, 207 - 224; cf. IDEM, Aktualität des Naturrechts (Kritik der Kritik), in: Österr. Zeitschrift für öffentliches Recht, a. XXVII (1976) 43 - 66; cf. IDEM, Zur Begründung der Menschenrechte, in: A. SCHEUERMANN/R. WEILER/G. WINKLER (edit.), Convivium Utriusque Iuris. Festschrift für A. Dordett, Wien 1976, 41 - 54.

62 Cf. Kurz gefaßte christliche Soziallehre, Berlin ²1991 (1979), oppure in internet (3/2001):

http://www.schoenstatt-mannesjugend.de/Praxis/ThemenPool/ThemMat/Christl_Soziallehre.pdf - cf. anche per la dottrina sociale cattolica IDEM, Wirtschaftssystem und sozialer Katholizismus, in: Die Kirche in der Welt, Münster, 5, 21 (1952) 93 - 100; cf. IDEM, Was wird aus der christlichen Sozialreform? in: Wort und Wahrheit. Monatsschrift für Religion und Kultur, 14, fasc. 10 (ottobre 1959) 589 - 606; cf. IDEM, Christliche Gesellschaftslehre an der katholisch-theologischen Fakultät, in: Österreichische Hochschulzeitung, Wien, n. 9 (1 maggio 1965) 2 - 3; cf. IDEM, Die katholische Soziallehre und das Weltproletariat, in: Gesellschaftspolitische Kommentare, a. 15, n. 5 (1968) 49 - 51; IDEM, Populorum Progressio: Wende in der christlichen Soziallehre, in: Gesellschaft & Politik, a. 4 (1/1968) 16 - 24; cf. IDEM, Du und der andere. Vom Sinn der menschlichen Gesellschaft, Köln 1969 (= Kommentarreihe zur Pastoralkonstitution des II. Vatikanums, vol. 3); cf. IDEM, "Kein Rangierbahnhof des Konservativismus". Furche-Interview mit Univ.-Prof. DDr. Johannes Messner über die Problematik einer aktuellen Sozialreform, in DIE FURCHE (27 febbraio 1971) 11; cf. IDEM, Zwischen freiheitlicher Demokratie und Anarchie. Christliche Soziallehre in Liquidation? in: DIE FURCHE, n. 51/52 (18 dicembre 1971); cf. IDEM, Christliche Sozialreform in Liquidation? in: Gesellschaftspol. Kommentare, a. 19, n. 1 (1972) 5 - 6; cf. IDEM, Kath. Kirche und moderne soziale Frage, in: VERB. D. WISSENSCHAFTL. GESELLSCHAFTEN ÖSTERREICHS (edit.), Mensch und Arbeit, Wien 1973, 70 - 75; cf. IDEM, Christliche Demokratie - Sozialistischer Demokratismus, in: Gesellschaftspolitische Kommentare, n. 14 (1976); cf. IDEM, Katholische Soziallehre heute. Beiträge aus dem Rheinischen Merkur. Festgabe für Josephus Kardinal Höffner, Düsseldorf 1976, in: "Zeit im Buch", a. 31, fasc. 2 (1977) 81 s.; cf. IDEM, Der Eigenunternehmer in Wirtschafts- und Gesellschaftspolitik, Heidelberg 1964; cf. IDEM, Zur philosophischen und theologischen Begründung des Solidarismus, in: H. AICHINGER/L. PRELLER/H. J. WALLRAFF, Normen der Gesellschaft, Festgabe für O. v. Nell - Breuning zum 75. Geburtstag, Mannheim 1965, 72 - 91; cf. IDEM, Entwicklungshilfe und Neue Weltwirtschaftsordnung, Köln 1978 (= Katholische Soziallehre in Text und Kommentar, n. 10).

63 Sarebbe interessante una ricerca estensiva in quanto la Chiesa universale può ancora recepire la pienezza di questa fondazione, pensando al riguardo soprattutto alle encicliche di GIOVANNI PAOLO II., Veritatis splendor (1993) e Fides et ratio (1998). In un certo senso pare che Messner abbia anticipato lo sviluppo "personalistico" della dottrina morale. Cf. R. WEILER, Veritatis splendor. Sozialreform verlangt gelebte sittliche Wahrheit, in: Gesellschaft & Politik, a. 29 (4/1993) 33 - 36; riguardo a un'affermazione della fondazione induttiva cf. l'opinione sulle conseguenze per la dottrina sociale cattolica di R. WEILER, Katholische Soziallehre unterwegs, in: IDEM, Herausforderung Naturrecht, Graz 1996, 423: "Diese starke Betonung des induktiven Weges in der Sozialethik muß klarerweise auch die Art und Weise verändern, wie heute eine naturrechtliche katholische Soziallehre zu pflegen ist (...) Die Versuche, durch eine 'Politisierung' der Theologie an Stelle systemimmanenter Rechtfertigung die eschatologische Kritik zu setzen, haben eigentlich nur die Vorzeichen, nicht die Gefahr verändert, ja, sie sogar wesentlich erhöht: Durch die Immanentisierung der eschatologischen Heilsverhießungen in der politischen Theologie zur Sozialkritik wird die christliche Botschaft erst recht wieder mit den (modernen) Ideologien ident! - Es bleibt der Anschluß an die Dynamik des naturhaften Rechtsbewußtseins im Menschen und seine Strebekräfte nach dem 'richtigen Recht' (Werner Henkel) in steter Konfrontation mit der Wirklichkeit: ein immer neues Ringen um Menschenrechte und Menschenwürde in einer societas semper reformanda, das eine wissenschaftlich sozialethisch betriebene katholische Soziallehre wird auszeichnen müssen."


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